Quest’anno, la scuola ha deciso di riprendere un progetto precedentemente molto apprezzato da tutti gli studenti coinvolti e non: il Debate. L’organizzazione rimane sempre quella di We World con il progetto “exponi le tue idee”. Quest’anno tuttavia è stato deciso che le classi partecipanti al progetto del debate fossero soltanto le quarte, considerate le più adatte a questo progetto principalmente per essere tra le classi più preparate dal punto di vista scolastico dopo le quinte che, avendo l’impegno della maturità, non avrebbero avuto il tempo di prepararsi adeguatamente. I temi rimarranno sempre incentrati sullo sviluppo sostenibile, in particolare alcuni dei temi selezionati sono “le carni sintetiche”, “il salario minimo” e la tematica delle cooperazioni internazionali e i diritti umani in cui si sono scontrate le squadre vincitrici dei gironi del liceo di Broni e dell’istituto Faravelli. Ho avuto poi occasione di assistere personalmente al dibattito della fase finale di istituto e successivamente di intervistare i membri della squadra vincitrice: Luca Abelli, Carolina Moro, Aurora Dalipi, Giulia Rebuffi, Federico Covini e Carolina Asiotti.
C. Moro “È stata un esperienza positiva che sicuramente ci ha insegnato tante cose, come ad esempio trovarci a discutere davanti a un gruppo abbastanza vasto. Ci ha dato la possibilità di conoscere argomenti di attualità che normalmente a scuola non abbiamo la possibilità di approfondire”
A. Dalipi “Anche io concordo con Carolina, è stata un’esperienza positiva che ci ha aiutato molto a migliorare l’esposizione, a imparare a gestire l’emozione di parlare davanti a un pubblico, anche conoscere cose che a scuola non si studiano come il salario minimo per noi che non studiamo economia a scuola: facendo ricerche sull’argomento abbiamo imparato tanto. In generale è stata un’esperienza nuova che non si fa tutti i giorni”
L. Abelli “Sicuramente è stata un’avventura formativa ma d’altro canto anche molto stressante, soprattutto non conoscendo molti termini del linguaggio tecnico, però anche soddisfacente vedere i risultati. È stato molto stimolante prendendo il dibattito come una sfida per cercare di vincere e fare del proprio meglio”
C. Moro “Sicuramente dovremmo essere più sfacciati nel parlare: siamo molto tecnici e seguiamo soprattutto quello che scriviamo sui fogli”
L. Abelli “Possiamo migliorare anche il dibattito libero perché essendo l’unica parte che non si può preparare prima siamo troppo rigidi. Inoltre, potremmo migliorare le conclusioni, che sono compito mio, per essere più efficaci, incisivi e quindi convincere maggiormente il pubblico e la giuria. Poi sul discorso della preparazione teorica penso che siamo già a un livello superiore rispetto agli avversari che abbiamo incontrato: noi conosciamo l’argomento a 360° però dobbiamo scioglierci un po’”
A. Dalipi “Comunque essendo il primo anno in cui partecipiamo siamo riusciti cavarcela abbastanza bene e abbiamo ottenuto dei buoni risultati”
L. Abelli “Subito dall’inizio il tema del debate è stato presentato male quindi abbiamo indirizzato l’argomento in maniere completamente diverse e, alla fine, non ci sembrava di parlare della stessa cosa”
A. Dalipi “Sicuramente non ci aspettavamo di arrivare qui ma avendone già fatte alcune non siamo troppo spaventati”
L. Abelli “Sinceramente ci aspettavano di vincere al massimo due manches quindi siamo molto felici dei risultati. La prima vittoria ci ha un po’ galvanizzato, abbiamo sottovalutato la seconda e poi alla terza ci siamo regolati imparando dai nostri errori”
C. Moro “Siamo sia contenti che un po’ spaventati però siamo meno ansiosi rispetto alla prima manches”
A. Dalipi “Si, l’argomento è <investimenti internazionali in agricoltura> e siamo la tesi contro”
C. Moro “Dobbiamo principalmente capire di cosa si tratta soprattutto di cosa parlare”
L. Abelli “È stato un periodo piuttosto denso di verifiche ma dopo la gita inizieremo a prepararci”
C. Moro “Soprattutto durante il ponte avremo la possibilità di lavorarci con calma, sapendo anche come indirizzare il lavoro avendone già fatti altri”
Vittoria Meghella 2^AL
È stata un’esperienza davvero interessante!
Il giorno 22 febbraio, la mia classe ha partecipato ad un incontro di educazione civica organizzato dall’I.I.S. A. Volta negli ambienti della Casa del Giovane, un’associazione pavese creata da don Enzo Boschetti per risolvere varie problematiche giovanili.
Come ho potuto constatare, la Casa del Giovane svolge un ottimo ruolo nell’aiutare i ragazzi che vivono in situazioni di disagio, causato da diversi fattori, a reintegrarsi nella società.
Dopo un viaggio in pullman verso Pavia reso un po’ troppo lungo dal traffico, siamo stati accolti dal personale dell’associazione e dai ragazzi dell’I.I.S. A. Volta in un’enorme stanza, dove ci hanno illustrato il progetto al quale la nostra classe avrebbe dovuto prendere parte.
Quella mattina abbiamo partecipato a diversi laboratori interattivi organizzati dalle associazioni C.I.CO.P.S., C.A.F.E. e Caritas.
Prima di noi, altre 1020 classi di istituti scolastici della provincia di Pavia avevano già sperimentato queste attività: insomma, un progetto di larga diffusione.
Durante il primo laboratorio, quello organizzato dalla C.I.CO.P.S. (Commissione Internazionale Cooperazione Per lo Sviluppo), abbiamo incontrato una docente ed una studentessa dell’Università di Pavia che ci hanno spiegato quali sono i compiti della Commissione e che cos’è la cooperazione internazionale.
Dopo questa breve introduzione, abbiamo partecipato ad un’attività consistente nel cercare di trovare delle soluzioni ad alcune delle problematiche presenti nei Paesi in via di sviluppo.
Quest’esperimento è stato utile perché ci ha permesso di mettere in gioco le nostre capacità cognitive al fine di risolvere degli importanti problemi della vita di oggi.
Durante il secondo laboratorio, organizzato da C.A.F.E. (Costruire Adesso un Futuro Equo-solidale), un’associazione pavese che promuove il commercio equo-solidale e l’economia sostenibile e che commercia prodotti che tutelano l’ambiente e le persone che li producono, abbiamo svolto un’attività che è consistita nel confrontare un qualunque prodotto acquistato al supermercato con un prodotto equo-solidale e sostenibile, descrivendone la confezione.
Al gruppo di cui facevo parte sono state assegnate due confezioni di caffè, una acquistata al supermercato ed una proveniente da agricoltura sostenibile e da commercio equo-solidale.
Io ed i miei compagni abbiamo trovato numerose differenze: ad es. la confezione del caffè sostenibile è stata realizzata in carta, un materiale biodegradabile (a differenza di quella del caffè acquistato al supermercato, realizzata in plastica); inoltre, le scritte presenti sulla confezione proveniente dal commercio equo-solidale (assenti sulla confezione acquistata al supermercato) attestano la sostenibilità e la provenienza del prodotto.
Terminata anche l’attività nel secondo laboratorio, un po’ di relax con una piccola merenda prima di dirigerci nell’ultimo laboratorio, organizzato dalla Caritas, un’altra associazione che si occupa di aiutare principalmente le persone con difficoltà economiche, abitative, sociali e gli anziani che hanno problemi a compiere autonomamente le loro attività di vita quotidiana.
Durante questo laboratorio ci siamo divertiti a sperimentare un gioco simile al “gioco dell’oca”, in cui abbiamo dovuto compiere dei percorsi affrontando delle scelte che avrebbero avuto delle conseguenze positive o negative sulla vita di una verosimile famiglia con difficoltà economiche.
Anche questa è stata un’esperienza che mi ha insegnato che nella vita nulla va dato per scontato, dovendo affrontare con serietà anche le scelte all’apparenza più banali.
Infine, ci siamo riuniti nell’aula dove ci era stato presentato il progetto, e ad ognuno di noi è stato chiesto di scrivere su un post-it una parola, un pensiero o una frase significativa dell’esperienza compiuta.
Io ho scritto: “W la pace”, perché ritengo che tutte le differenze tra noi uomini debbano essere un punto di forza che ci unisca e che il rispetto dell’uomo per la natura sia la vera chiave del progresso.
Inoltre, ci tenevo a lasciare un messaggio positivo per gli studenti che sarebbero venuti dopo di me.
Nel complesso le attività affrontate sono state molto apprezzate da me e dai miei compagni, e penso che la nostra esperienza sia stata molto educativa e da ripetere!
Federico Milani, 1^AL
“La boca l’è mia straca se la sa mia de aca” è un detto che probabilmente noi giovani non abbiamo mai sentito, o se lo abbiamo sentito non ne abbiamo compreso il significato. Ciò è normale: i motti per le generazioni del passato erano un modo di tramandare la cultura popolare in una situazione di analfabetismo pressoché totale, situazione ormai superata in Italia. Grazie alle rime chiunque poteva memorizzare facilmente insegnamenti di vita derivanti dall’esperienza personale e dall’osservazione dei fenomeni naturali che gli sarebbero tornati utili nella vita di tutti i giorni. Il cibo permea quasi ogni aspetto delle abitudini quotidiane ed è per questo che i dialetti sono fortemente intrisi di rimandi ad esso. Sicuramente non si rifanno a ostriche o caviale, ma ad alimenti che lo stesso popolo produceva, come carne, vino e formaggio. Il detto che ho citato all’inizio ha come protagonista proprio quest’ultimo, infatti significa “la bocca non è stanca se non sa di vacca“, cioè di formaggio. Questo antico proverbio si basa su concezioni mediche e dietetiche completamente superate e dimenticate per il mutamento degli stili e delle abitudini alimentari. Nel Medioevo si pensava che il formaggio fosse fondamentale nella digestione per sigillare la bocca dello stomaco, e quindi per accelerare la digestione; si pensava infatti che il formaggio togliesse la nausea causata dai cibi troppo grassi.
Al contrario oggi i nutrizionisti consigliano di assumere il formaggio in una quantità limitata nella dieta, proprio perché apporta grassi saturi e colesterolo. Sicuramente
una tisana e una bella camminata sono più adatti per favorire la digestione dopo un pasto pesante.
Giulia Caproprese,
Nile Gregory Rodgers (New York, 19 settembre 1952) è un chitarrista, compositore, arrangiatore e produttore discografico statunitense. Raggiunto il successo planetario con i suoi Chic, tra i gruppi-simbolo della disco music, Rodgers si è poi affermato come uno dei produttori discografici più influenti nella storia della musica pop.
Biografia
Rodgers iniziò la sua carriera come turnista a New York, suonando con la band di Sesame Street ancora giovanissimo per poi lavorare nella band del rinomato Apollo Theater di Harlem, suonando quindi insieme ad artisti quali Aretha Franklin ,Ben E King, Nancy Wilson e i Parliament-Funkadelic.
Insieme al bassista Bernard Edwars, conosciuto nel 1970 quando entrambi suonavano nel tour di Sesame Street, formò un complesso rock chiamato The Boys (successivamente noto come Big Apple Band) e tennero numerosi concerti nei sobborghi di New York City. Nonostante l'interesse manifestato nei loro confronti, non riuscirono a sottoscrivere alcun contratto discografico: quando le case musicali scoprivano che erano neri, la discriminazione dell'epoca asseriva che artisti neri non potessero suonare "rock".
La formazione degli Chic
Queste esperienze, unite allo spirito attivista dell'epoca, lo portarono a diventare attivo nel Black Panther Party a New York City. Il documentario del 1999 "Public Enemies" racconta la storia e le interviste con Rogers. Rogers ed Edwards non rinunciarono ai loro sogni musicali e unirono le forze con il batterista Tony Thompson nel 1977 per formare una band disco e R&B chiamata Chic, che pubblicò diversi successi da top ten, contribuendo a portare la disco music a un livello superiore. Canzoni come "Everybody Dance", "Le Freak" e "Good Times" rimangono tra le canzoni più suonate dell'era R&B (fine anni '70 e inizio anni '80).
Il successo dei primi singoli degli Chic spinse la loro etichetta, la Atlantic Records, a offrire loro la possibilità di suonare qualsiasi spettacolo nel roster della Atlantic Records.
Rogers ed Edwards presero "Sister Sledge" e l'album risultante, We Are Family del 1978, balzò al terzo posto delle classifiche, dove rimase fino al 1979. I primi due singoli, "He's The Greatest Dancer" e la title track, "He's The Greatest Dancer" hanno avuto grande successo.
Good Times rappresentò l'inizio del decollo della musica hip hop, dato che un'interpolazione del suo ritornello ha largamente contribuito al successo del brano Rapper's Delight dei The Sugarhill Gang, la prima incisione di successo di un brano hip hop. Fu questa stessa canzone e la sua contagiosa linea di basso, firmata da Edwards, ad influenzare John Deacon dei Queen a scrivere il successo del 1980 Another One Bites the Dust. Gli Chic si sciolsero nel 1983. Man mano che il suono compatto degli Chic e la ricca composizione divennero sempre più popolari e ricercati, Bernard Edwards e Nile Rodgers iniziarono l'attività da produttori discografici, qualche volta insieme, qualche volta separatamente. Rodgers e Bernard Edwards produssero, scrissero e suonarono col gruppo Sister Sledge. Nile stava anche per divenire un cantante solista, ma poi scelse diversamente.
Nel 1983 Rodgers co-produsse con David Bowie il suo l'album Let's Dance (ad oggi l'album di Bowie che ha venduto di più) contenente svariati successi. Nel 1984, di nuovo in tandem con Edwards, toccò a Madonna con Like a Virgin, dando luogo a due successi di grido (Material Girl e la traccia omonima dell'album). Rodgers contribuì a sviluppare significativamente la carriera di Madonna. I Duran Duran lavorarono a lungo con Rodgers dopo che nel 1984 aveva riarrangiato The Reflex
introducendo uno dei primi campionamenti di voce
Nel 1986, continuò il lavoro con i Duran Duran producendo per intero Notorious, la cui canzone omonima raggiunse il secondo posto nella classifica US Billboard Hot 100.
Se non fosse stato per Rodgers il gruppo si sarebbe spento proprio a causa di questa canzone,grazie a lui che risolse il problema in una notte il gruppo ritornò nelle classifiche.
Nile prese parte a numerosi altri progetti ed apparizioni con i membri del gruppo durante gli anni ottanta, e nel 2002-2003 partecipò alla produzione di Astronaut, il nuovo album dei cinque membri originali della band che erano legati da un contratto discografico con la Epic.
Nel 1996 a Rodgers fu fatto omaggio, dalla rivista Billboard Magazine, del titolo di Primo produttore nel mondo. In quell'anno si esibì con vari artisti tra cui Slash in una serie di concerti commemorativi in Giappone che mettevano in scena una retrospettiva della sua carriera,
Gli attentati dell'11 settembre 2001 spinsero Rodgers alla creazione del Progetto We Are Family, deputato ad avviare un processo di risanamento morale. Per cominciare, organizzò la reincisione della canzone che lui ed il suo partner Bernard Edwards avevano scritto per le Sister Sledge, intitolata We Are Family, con più di 200 musicisti, celebrità e personalità
Nel 2004 produsse Astronaut, l'undicesimo album dei Duran Duran.
Nell'ottobre del 2010 gli è stato diagnosticato un cancro alla prostata.Nel 2013 collabora con Daft Punk all'album Random Access Memories nei brani Get Lucky, Lose Yourself to Dance e Give Life Back to Music. Nello stesso anno dichiara di aver finalmente sconfitto la malattia e partecipa ad un tour mondiale con la sua band.
Lo stile del chitarrista affonda le radici nel jazz e attesta di aver avuto una formazione jazzistica.Nile non è solo un musicista ma è proprio un performer a tutti gli aspetti che ha saputo risolvere il problema di molte band corse in suo aiuto. Nonostante gli anni passati è rimasto in attività tanto che si esibirà con gli chic nel 2024
Con grande piacere ho intervistato il Prof. Enrico Corti per avere qualche informazione in più sul suo progetto intitolato “Archeoliceo” che anche quest’anno viene proposto agli studenti del biennio dello scientifico.
Qual è l’obbiettivo del progetto Archeoliceo?
“Il progetto archeoliceo si pone come obiettivo quello di far capire agli studenti che le materie umanistiche e quelle scientifiche possono dialogare proficuamente, favorendo lo sviluppo di un metodo di lavoro e di studio applicabile poi in futuro anche in altri ambiti. L’archeologo per la ricostruzione del passato si avvale infatti della collaborazione di geologi, chimici, botanici, genetisti, architetti, filologi, informatici, ingegneri e così via…un lavoro di squadra che spesso nasce proprio sui banchi di scuola. Il liceo scientifico è proprio il luogo ideale per cominciare a riflettere su questa interdisciplinarità.”
Quali sono quest’anno gli incontri e le iniziative che verranno proposte agli studenti?
“Anche quest’anno partiamo dal territorio. A gennaio abbiamo avuto ospiti il prof. Stefano Maggi, ordinario di archeologia classica dell’Università di Pavia, e la dott.ssa Manuela Battaglia, assegnista di ricerca di archeologia, che ci hanno illustrato i nuovi risultati degli scavi condotti a Rivanazzano Terme per il progetto Valle Staffora. L’incontro ha avuto uno straordinario valore metodologico per gli studenti della 1 AL e della 2 AL.
Avremo ancora ospite il prof. Maggi che nei prossimi mesi ci parlerà di strade romane. Il tema di quest’anno è infatti proprio quello della strada in senso proprio e in senso figurato. Nella precedente edizione di archeoliceo abbiamo percorso idealmente la storia della via Postumia che attraversa il nostro territorio e conduce fino ad Aquileia dove siamo stati in viaggio di istruzione lo scorso anno. Quest’anno parleremo di via Appia e via Aurelia e per questo ci sposteremo più a sud.
A maggio infatti porteremo gli studenti del biennio dello scientifico tradizionale nella Val di Cornia in provincia di Livorno, tra Populonia e Piombino, dove seguiremo i percorsi e i contatti fra Romani ed Etruschi in una zona ricchissima di reperti e di risorse minerarie. Visiteremo infatti anche il parco archeominerario di San Silvestro a Campiglia marittima.
In preparazione a questo viaggio proporremo agli studenti anche degli incontri più tecnici: la prof.ssa Sechi parlerà del mestiere dell’archeologo e dei suoi strumenti, mentre io proporrò qualche riflessione sul rapporto fra archeologia e letteratura.”
Perché Archeoliceo è rivolto agli alunni dello scientifico tradizionale?
Ritengo che un progetto archeologico non possa prescindere dalla conoscenza del latino come chiave di accesso al mondo romano e dunque cerchiamo di far capire ai nostri studenti che il latino può diventare una risorsa per conoscere in modo più consapevole il nostro passato.
Carolina Moro, 4^AL
Uomo istintivo e solitario, dai sentimenti forti, tormentati e violenti, Vincent Van Gogh è senza dubbio uno degli artisti più conosciuti e ammirati al mondo.
Il pittore olandese, nato a Groot Zundert da una modesta famiglia, nel corso della sua vita prova costantemente un senso di inadeguatezza.
La consapevolezza di essere incompreso, l’ansia di capire se stesso, assieme ai numerosi rifiuti e fallimenti, lo conducono dapprima ad uno stato di profonda depressione e in seguito ad una condizione di alienazione mentale, che gli fa perdere ogni contatto, legame con la realtà, problema che, come sappiamo, lo porterà purtroppo al suicidio.
Tuttavia, a momenti di morte interiore in lui si alternano periodi, anche se di breve durata, di serenità e spensieratezza, e ad essere simbolo di gioia e ottimismo è proprio il girasole, uno dei soggetti privilegiati da Van Gogh.
L’affascinante fiore è stato e continua ad essere fonte di ispirazione per i più grandi artisti, tra cui scrittori, poeti e pittori, e numerose sono le leggende che lo riguardano.
Nel IV libro delle Metamorfosi, ad esempio, il poeta romano Ovidio racconta il folle amore, non corrisposto, provato dalla ninfa Clizia nei confronti del Dio del Sole. Una volta perso ciò che più desiderava, la ninfa si lascia morire a terra, sofferente. Da qui segue costantemente con lo sguardo il suo amato Apollo, trasformandosi in un fiore, appunto il girasole.
È proprio grazie al mito se all’affascinante fiore viene accostato il simbolo della fedeltà amorosa, ma si tratta soltanto di uno dei tanti significati ad esso attribuiti.
In Oriente infatti, in particolare in Cina, il girasole assume tutt’altro significato e simboleggia la longevità e l’immortalità.
Per Van Gogh, invece, l’allegro girasole, in qualsiasi modalità esso venga rappresentato, fiorito o appassito, incarna valori positivi ed è in particolare simbolo di amicizia e gratitudine indirizzate, nel caso del quadro in questione, nei confronti dell’amico pittore Paul Gauguin.
La prima serie dei girasoli, infatti, venne dipinta per decorare l’atelier nel quale Vincent intendeva lavorare con l’amico.
Tra i due però scoppia una furiosa lite e così i piani di convivenza e produzione artistica del pittore olandese falliscono.
“I Girasoli”, dal fascino irresistibile, restano una delle opere più famose e ammirate di sempre, anche se per Vincent diventano il simbolo di un'amicizia perduta.
Martina Carbonella, 5ASA
Il nome di Jannik Sinner continua a risuonare nei circoli tennistici mondiali, e le recenti notizie lo confermano come una delle stelle più luminose del tennis contemporaneo. A soli ventidue anni, questo giovane talento italiano ha già affrontato una serie di trionfi e sfide che lo hanno reso una figura iconica nel panorama sportivo. Una delle notizie più recenti riguarda la sua partecipazione agli Australian Open 2024. Nonostante le sfide e le aspettative, Sinner è riuscito a raggiungere la finale del torneo e a vincere il suo primo torneo del Grade Slam, sconfiggendo avversari di calibro e mostrando una volta di più la sua determinazione e il suo talento sul campo. Anche se ha dovuto arrendersi in più di un'epica battaglia contro avversari molto esperti, la sua corsa agli Australian Open è stata un'altra conferma del suo potenziale e della sua capacità di competere ai massimi livelli. Inoltre, con questa vittoria Sinner ha scalato il ranking mondiale ATP piazzandosi al terzo posto. Questo è un risultato impressionante per un giocatore così giovane e conferma il suo status di campione del tennis mondiale. Ma non sono solo i trionfi sul campo a definire la carriera di Jannik Sinner. Anche le sfide e le difficoltà che ha affrontato lungo il percorso lo hanno reso un campione ancora più forte e resiliente. Ha saputo imparare dagli infortuni e dalle pressioni del successo, ha dimostrato di avere la grinta e la determinazione necessarie per superare ogni ostacolo e emergere più forte di prima. Guardando al futuro, le prospettive per Jannik Sinner sono luminose. Con il suo talento, la sua determinazione e il suo impegno costante, è destinato a raggiungere la vetta del mondo del tennis. E per i suoi numerosi tifosi in Italia e oltre, (tra cui sono presenti gli ormai celebri Carota Boys) ogni partita è un' emozionante opportunità per vedere questo giovane campione in azione e sognare con lui.
Dal 4 al 6 marzo si è svolta la gita scolastica a Venezia dedicata alle classi terze, durante la quale gli studenti hanno avuto l’opportunità di visitare e vedere i luoghi e le attrazioni più importanti del capoluogo veneto.
Il programma dell’uscita è stato abbastanza ricco: appena arrivati le classi coinvolte hanno assistito a una visita guidata di Venezia venendo a conoscenza degli aspetti più importanti della città arrivando sino a Piazza San Marco, concludendo così la prima giornata; nella mattinata seguente gli studenti si sono recati a Palazzo Ducale, e alcuni studenti su base facoltativa hanno potuto visitare il Museo Correr, mentre dopo pranzo con un giro in vaporetto sono arrivati all’isola di Murano, dove hanno visitato una vetreria caratteristica, e all’isola di Burano; nell’ultimo giorno di viaggio hanno osservato i numerosi dipinti presenti all’interno della Galleria dell’Accademia, prima di ripartire nel pomeriggio.
Frequentando la classe terza, ho potuto partecipare in prima persona a questa uscita didattica e, se dovessi esprimere delle valutazioni riguardo alle cose viste e visitate, non porrei al primo posto l’interno della Basilica di San Marco, suscitando probabilmente reazioni contrarie da parte di molte persone, ma a dire il vero sono rimasta più colpita dalla facciata dell’edificio che dall’interno; ma ho senza dubbio apprezzato i mosaici con grande riconoscimento e ammirazione verso gli artisti che li hanno realizzati così estesi e ricchi di particolari, anche molto preziosi.
Per quanto riguarda, invece, la cosa che più mi ha colpito, ve ne è più di una, come l’imponenza della Basilica di San Marco, gli affreschi ricchi di particolari situati all’interno di Palazzo Ducale, e anche l’abilità e velocità con cui a Murano vengono prodotti vetri dalle più svariate misure, la materia che gli artigiani lavorano sembrerebbe plastilina, non sicuramente una massa incandescente, data la sicurezza dei loro movimenti.
Ho apprezzato molto questa gita, e ne sono rimasta soddisfatta poiché ho scoperto molte cose di cui prima non era a conoscenza riguardo la città, ho avuto l’opportunità di visitare luoghi in cui non ero stata prima, e soprattutto mi sono divertita trascorrendo del tempo con i miei compagni e con i professori che ci hanno accompagnato.
Emma Pasotti,
Le parole hanno un peso…
Una frase che si sente così tante volte che non ci facciamo neanche più caso. Invece penso sia importante soffermarsi sul significato di questa breve frase che racchiude un concetto importantissimo: spesso ci capita di dire cose senza pensarci ed è proprio in quel momento che parole apparentemente dette per scherzare, per rabbia o tanto per dire qualcosa scatenano problematiche molto serie.
Un episodio (in cui spero vivamente che le parole siano state usate senza pensare alla loro gravità) è quello accaduto su un autobus di Treviso. Su questo autobus, alla cui guida c’era un’autista donna, un gruppo di ragazzini ha intonato un coro agghiacciante “stupro, stupro…”. Il presidente della società MOM (società di trasporto pubblico di Treviso) ha attribuito la colpa di questo evento ai genitori che sono assenti e non insegnano più ai propri figli il rispetto per il prossimo.
Probabilmente questo coro voleva essere solo uno scherzo, una bravata da ragazzini inconsapevoli di cosa stessero dicendo veramente. Però fa paura pensare che oggi non si percepisca più la differenza tra scherzo e insulto, tra bravata e cosa grave. Fa paura che i giovani, che i ragazzi di oggi che saranno uomini, fidanzati, mariti e padri di domani possano ignorare la gravità del fatto di gridare in coro, ad una donna adulta, che non conoscono, una cosa come “stupro”. Se qualcuno si permettesse di gridare una cosa simile a una sorella, alla fidanzatina, alla mamma di uno di quei ragazzini siamo sicuri che loro la prenderebbero tanto alla leggera? Penso di no e sono convinta che non possano valere due pesi e due misure.
Si deve assolutamente tornare a rendersi conto e a ricordare che le parole hanno un peso, che le parole traducono i nostri pensieri e che i nostri pensieri si palesano spesso nelle nostre azioni...; bisogna ritornare ad un'etica del linguaggio per riappropriarsi di un'etica delle relazioni.
Carolina Moro, 4^AL
Sin dall’inizio dell’adolescenza ho sempre pensato alla gita del quinto superiore come una settimana di totale svago, fuori da ogni luogo comune e priva di ogni limite.
In realtà penso che questo stereotipo non sia stato rispettato per noi: sono stati giorni di bellezza, tranquilli, colmi di passeggiate, chiacchiere, visite e risate.
Grazie ad una guida molto esperta e coinvolgente ci siamo addentrati all’interno della città di Budapest, abbiamo conosciuto la storia controversa dell’Imperatore Francesco Giuseppe e di sua moglie Elisabetta e visitato il Ghetto Ebraico, un grande quartiere storico vittima di un passato tormentato, che ad oggi è stato modernizzato e riempito di locali suggestivi, specie per i giovani, divenendo quindi il centro della vita mondana nella capitale Ungherese.
Assaggiando cibi insoliti, usando una lingua non nostra e imparando ancor di più del mondo che ci circonda, abbiamo avuto l’occasione di unirci ancora di più come semplice compagnia di amici, al di là del gruppo-classe, e questo è stato davvero un regalo immenso.
Sofia Grosso, 5^AL
Anche quest’anno è arrivato il tempo delle tanto attese gite, per tutti gli studenti, da quelli del primo anno a quelli dell’ultimo. La gita è sempre qualcosa che si aspetta fin dall’inizio della scuola, una delle domande più gettonate che si fanno ai professori. Le gite del triennio, però, hanno qualcosa di diverso, di più speciale rispetto a quelle dei primi due anni: una volta iniziata la terza, fino alla fine delle superiori, gli studenti hanno modo di fare le tanto attese “gite di più giorni”, gite che si aspettano con ansia fin dall’inizio del primo anno, gite in cui si passano giornate intere con i propri compagni a divertirsi e conoscersi ancora di più, lontano dal tipico ambiente scolastico.
Venezia, Provenza e Budapest sono state le destinazioni scelte per le classi terze, quarte e quinte di quest’anno.
Le classi terze sono rimaste a Venezia tre giorni, dal 4 al 6 marzo, durante i quali i ragazzi hanno potuto visitare la città, e nello specifico il Palazzo Ducale, uno dei simboli di Venezia, che sorge nell’area monumentale di piazza San Marco; la Galleria dell’Accademia; poi c'è stata l'uscita alle pittoresche isole di Murano e Burano, due tra le più conosciute ed importanti della laguna di Venezia.
Le quarte, invece, hanno visitato la Provenza per quattro giorni di permanenza, dal 12 al 15 marzo. Gli studenti hanno visitato la città di Arles, dove, oltre ad effettuare una visita guidata di tutta la zona, hanno potuto vedere in particolare l’arena e la Fondazione di Van Gogh; sono stati al Pont du Gard, il celebre e fotografatissimo aquedotto romano situato nella città di Vers-Pont-du-Gard e quindi ad Avignone, con visita al Palazzo dei Papi. C'è poi stata la visita di Marsiglia; Aix-en-Provence; Vallauris, dove gli studenti hanno sostato la mattina dell’ultimo giorno per visitare il Museo Nazionale Picasso, e infine una tappa ad Antibes, città lungo la Costa Azzurra, che i ragazzi hanno visitato lungo il loro viaggio di ritorno a casa.
Le classi quinte sono partite l’11 marzo per Zagabria, che habbo visitato nella stessa giornata e poi, dopo avere passato la notte nella capitale croata, sono ripartiti per Budapest, dove sono rimasti fino al 15 marzo. A Budapest, oltre ad una visita generale della città, gli studenti hanno visitato il quartiere ebraico, la Sinagoga e il memoriale della Shoah; il mercato centrale e la zona commerciale della Vaci Utca, una delle principali vie pedonali di Budapest, la cattedrale di santo Stefano e la chiesa del Re Mattia e, inoltre hanno avuto l’occasione di passare un pomeriggio presso le Terme e di effettuare una suggestiva crociera serale sul fiume Danubio.
Per avere un feedback oggettivo sugli itinerari proposti e sulle esperienze fatte, ecco i commenti di tre studenti di terza, quarta e quinta:
“Subito da quando ci era stata presentata l’idea della gita, la classe era entusiasta di questa nuova esperienza, un’occasione per passare 3 giorni di relax dopo una lunga sessione di verifiche, trascorrendo le giornate tra risate, visite alle varie attrazioni culturali della famosa città lagunare (in cui quasi nessuno di noi era già stato) e ottimo cibo. Partenza prevista alle ore 7 di lunedì 4 marzo, prorogata alle 10:15 a causa di un problema tecnico sul bus, attesa che è riuscita ad abbattere un po’ gli animi, riaccesi immediatamente da un buon viaggio passato in ottima compagnia. Arrivo alle 14:30, subito accolti dall’immensa bellezza del centro storico della città, narrato in ogni dettaglio da una guida esperta. Rientro in albergo per la sistemazione nelle camere (accettabili vista l’ottima posizione) e poi subito fuori per la cena e un tour serale di Piazza San Marco. Già super soddisfatti per la prima giornata, ancora non sapevamo che le giornate successive sarebbero state migliori. Il mattino seguente dopo un abbondante colazione, abbiamo visitato Palazzo Ducale, rimanendo abbagliati dai soffitti decorati con dettagli in oro e dalla imponenza delle stanze. Dopo un rapido pranzo ci siamo imbarcati su un traghetto che ci ha trasportati alle isole di Burano e Murano, dove abbiamo potuto assistere alla realizzazione del famoso vetro. L’ultima giornata è stata forse la migliore ma sicuramente la più malinconica: al mattino visita alle Gallerie dell’Accademia, reputate da noi un po’ noiose vista la nostra naturale inclinazione verso le materie scientifiche. Il buon umore è stato (almeno per il sottoscritto) recuperato attraverso un ottimo aperitivo, con a seguire un fritto misto, per poi essere di nuovo spezzato dalla precoce partenza, in viaggio verso casa. È stata sicuramente un'esperienza positiva, che ci ha permesso di osservare alcune cose a colori e non nero su bianco.” - Edoardo Poggi, 3BSA.
“Quest’anno noi studenti di quarta siamo andati in gita in Provenza per quattro giorni: era il nostro primo viaggio “importante” (escludendo le vacanze - studio in Inghilterra e Irlanda) e, per quanto mi riguarda, la prima volta all’estero. Il primo giorno abbiamo visitato Arles, città molto affascinante e ricca di tradizioni (come le manifestazioni e i giochi con i tori che si tengono nella sua Arena) e nella quale abbiamo pernottato per le tre notti della nostra permanenza in Francia. Il secondo giorno, dopo aver visto l’imponente architettura del Pont du Gard, siamo andati ad Avignone, dove abbiamo avuto modo di ammirare la bellezza di questa città ricca di storia, ma soprattutto di visitare il celebre Palazzo dei Papi. Il terzo giorno siamo andati ad Aix en Provence, cittadina davvero incantevole nella quale è nato e vissuto l’artista Paul Cézanne e dove io e i miei compagni, durante la pausa pranzo, abbiamo avuto l’occasione di assaggiare i deliziosi dolci della pasticceria “Bechard”, tra cui i tipici “calissons”. Nel pomeriggio siamo andati a Marsiglia, una delle più grandi città francesi, dinamica e piena di vita, con un lungomare stupendo. Abbiamo avuto modo di osservarla a bordo di un trenino turistico che ci ha portati fino al punto più alto della città, dove sorge il Notre Dame di Marsiglia, al suo interno davvero suggestivo, e dal quale si può ammirare una veduta panoramica mozzafiato. L’ultimo giorno, infine, siamo andati prima al Museo Nazionale Picasso di Vallauris, nel quale si trova la monumentale opera “La Guerra e La Pace”, piena di significati molto attuali, e poi ad Antibes, l’ultima tappa del nostro viaggio. E’ stato davvero difficile tornare a casa, come per tutte le gite, del resto, ma questa in modo particolare, non solo ovviamente per la bellezza della Provenza, ma soprattutto per i ricordi che abbiamo creato e condiviso durante questa esperienza, che non hanno fatto altro che rafforzare i nostri legami di amicizia.” - Silvia Barbieri, 4BL
Paolo Genovese è nato a Roma il 20 agosto 1996, dopo essersi diplomato al liceo classico ed aver conseguito una laurea in economia, ha trovato una carriera nel mondo degli spot pubblicitari.
Nel 2002 esce il suo primo cortometraggio, diretto insieme a Luca Miniero, Incantesimo napoletano che è stato candidato ai David Di Donatello.
Il primo film girato autonomamente è nel 2010 con La banda dei babbi natale di Aldo, Giovani e Giacomo incassando in totale 20 milioni di euro, e l’anno successivo porta sullo schermo un altro enorme successo, vale a dire Immaturi.
Prosegue nel 2012 con il sequel del film, ovvero Immaturi- il viaggio, altro successo cinematografico.
Paolo Genovese prende sempre più piede nel mondo del cinema italiano, producendo altri lavori come : Sei mai stato sulla luna? e Tutta colpa di Freud.
Sia da Immaturi che da Tutta colpa di Freud, sono nate, negli anni successivi, delle serie televisive che puntano una lente di ingrandimento sulle vite dei protagonisti, rendendoli, se possibile, ancora più vicini a noi.
Il successo lo raggiunge con il film Perfetti sconosciuti.
In totale ha superato i 16 milioni di euro, imponendosi come secondo miglior incasso dell'anno per il cinema italiano, dopo Quo vado?. Il successo, sia di incassi che di critica, ha fatto sì che da molti paesi, come Francia e Stati Uniti, siano stati richiesti i diritti per un remake.
Il 15 luglio 2019 Perfetti sconosciuti entra nel Guinnes dei primati come il film con più remake in assoluto nella storia del cinema, giunti a 18. Secondo un sondaggio indetto nel dicembre del 2019 dal Corriere della Sera, Perfetti sconosciuti è stato votato dai lettori come il più bel film italiano degli anni 2010. L'8 gennaio 2023 viene annunciato il ventesimo remake del film in Islanda.
Nell’anno precedente Genovese si è visto cimentarsi anche nell’opera teatrale di Perfetti sconosciuti.
Nel 2014 inizia anche ad addentrarsi nel mondo della letteratura con il suo romanzo d’esordio Tutta colpa di Freud, da cui prese ispirazione per il film prodotto da lui stesso.
Nel 2018 pubblica Il primo giorno della mia vita e nel 2020 Supereroi.
Il suo lavoro più recente è un altro romanzo, ovvero Il rumore delle cose nuove.
IL RUMORE DELLE COSE NUOVE
TRAMA : La soddisfazione illecita di una curiosità trascina le vite di sette persone in un vortice che le avvolge, le incastra, le fa scontrare. Mentre ogni residuo di normalità viene eroso dalla forza dirompente dei segreti: alcuni piccoli, altri insostenibili, ciascuno col proprio rumore. Andrea è un fotografo, Andreina un’infermiera, e se oggi Andrea è ancora vivo è perché Andreina gli ha donato un pezzo di sé. Umberto al lavoro allevia il dolore e a casa lo infligge ad Alba, che aveva sogni semplici e ora ha smesso di sognare. Ralph di mestiere riproduce suoni, Viola è un’attrice che ha scelto di recitare anche nella vita. E poi c’è Mirko, che ha dieci anni ma fa tanto rumore. Tre famiglie, che per anni si sono sfiorate nelle strade di Milano senza conoscersi, trascorrono le loro esistenze fra rancori, bugie e momenti di felicità finché un incontro imprevisto non stravolge tutto. Allora il caos prende il sopravvento sul fragile equilibrio che le regge e rischia di spazzarle via. «Ecco il problema dei segreti: ti costringono a dei comportamenti che non vorresti mai avere».
Il romanzo riguarda sempre la sfera delle coppie, come queste funzionano, cosa serve per non distruggerle e cosa invece è necessario per ripararle.
Viene aggiunta la componente dei figli, non presente in molte sue opere da un punto di vista così critico sulla vita di coppia.
L’autore infatti ha come obbiettivo quello di mostrare come la genitorialità possa completare o meno la coppia, tematica già affrontata, seppur in superficie, in Perfetti sconosciuti.
Vuole anche esporre quanto, secondo lui, questa ricerca possa causare delle fratture insanabili.
Giacomo Leopardi era solo un uomo depresso che non riusciva a vedere il bello della vita!
È quello che solitamente si sente dire di Leopardi, un uomo nato da una famiglia nobile a Recanati che visse praticamente tutta la sua vita immergendosi totalmente nello studio, vivendo isolato e nutrendo un odio profondo per il “natio borgo selvaggio”... ma se vi dicessi che non è affatto vero? Se vi ricordassi, ad esempio che Alessandro D'Avenia ha scritto un dal titolo “L'arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita?”
Giacomo Leopardi è uno dei principali poeti italiani dell’ottocento, una delle figure più importanti nella letteratura italiana e non, un uomo amante del bello, della poesia , della vita, da cui si sentiva rabbiosamente escluso e per ragioni del tutto indipendenti dalla sua volontà. Egli sublimò questa rabbia proprio attraverso le sue numerose opere, nelle quali elabora la teoria del pessimismo, quella del piacere e svela la doppia faccia della natura, prima madre e poi matrigna.
La sua concezione pessimistica della vita si può dividere in tre parti: la prima, quella del pessimismo soggettivo, riguarda solo la sua persona, e in essa Leopardi si concentra sulla sua famiglia, specialmente sulla madre, una donna molto rigida, e sul padre, che lo esibiva come un fenomeno da baraccone e che aveva pensieri politici opposti ai suoi; la seconda, quella del pessimismo storico, vede Leopardi spostare lo sguardo sugli altri uomini, per rendersi conto che non più solo lui stesso, ma tutti gli esserei umani sono sottoposti alla stessa legge di inganno da parte della natura ed infine la terza, quella del pessimismo cosmico, coinvolge tutti gli esseri del creato.
Leopardi arriva a sostenere che tutte le creature sono sottoposte all’infelicità assoluta, vittime di una natura cattiva che crea senza scopo e che dissemina il percorso già accidentato dell'esistenza con le sue subdole illusioni, di cui gli antichi non erano vittima come gli uomini del Settecento solo perché privi delle conoscenze che ne svelavano gli inganni.
La teoria del piacere, brillantemente presentata ne “La quiete dopo la tempesta”, illustra proprio il fatto che il piacere e la sua ricerca siano il più grande degli inganni, perché l’essere umano, essere imperfetto e destinato a morire, viene spinto dalla natura a cercare qualcosa che invece è assoluto, infinito, qualcosa che, in concreto, non esiste. L’uomo finisce così con l'essere sempre alla ricerca di qualcosa che gli permetta di soddisfare i propri desideri; soddisfatto un desiderio però cerca subito di soddisfarne altri e altri ancora e questo è il motivo per cui la felicità che si cerca è infinita e insoddisfabile.
La natura, madre e matrigna, che per Leopardi è insensibile alle sofferenze degli uomini, è solo qualcosa di meccanico che ha come unico obiettivo quello di perpetuare il ciclo nascita-vita-morte, incurante delle conseguenze e del dolore che cagiona all’uomo, destinato a perire sotto i suoi colpi. Di tutto e questo e di molto altro abbiamo traccia nello “Zibaldone”, una specie di enorme diario a cui Leopardi lavorò durante quasi tutta la sua vita, ma appaiono ancora più vibranti ne ‘’L’infinito’’, ‘’Alla luna’’, nelle “Operette morali”, (dialoghi di matrice filosofica con l’obbiettivo di mostrare il vero) in ‘’A Silvia’’ e ne “Il passero solitario’’.
Anna Ranxha 3^AL
Tra non molto sarà Pasqua.
Le cucine saranno invase da orde di nonne, zie e mamme, pronte a scatenare la disfida tra piatti della tradizione, personali rivisitazioni di antiche ricette, riproposizione fedelissima delle stesse e novità estrose degne di Mastechef. Credo che nessuno di noi potrà sottrarsi al rito del luculliano pranzo pasquale, dalla durata indefinita e dalla indefinita quantità di commensali, quindi direi che è opportuno prepararsi per tempo, perché sappiamo che non potremo trasgredire l'unica regola di tale convito: SI DEVE MANGIARE TUTTO... o per lo meno non rifiutarsi di assaggiare nulla, dai tre primi ai quattro dolci. Se da un lato questa tradizione ci porta felicità, dall’altro ci rendiamo conto che, per via di gonfiori, di una digestione faticosa e di un senso di spossatezza che sono spesso i frutti di certe grandi abbuffate, essa non è poi così salutare per il nostro corpo, il cui metabolismo viene messo a dura prova. Ma come dire di no a quelle lasagne, come non assaggiare quell'antipasto, come non prendere una fetta -piccolina- di torta della nonna... il giro vita però ci mostra presto i lasciti di tale prelibatezze e noi, con lacrime di coccodrillo, ci mettiamo a cercare subito qualche metodo, qualunque metodo, per tornare presto in forma. Siamo consapevoli che tali metodi non esistono, ma noi inseguiamo comunque questa illusione, invece di alcuni semplici accorgimenti che, con un po' di costanza e impegno, potrebbero esserci d'aiuto e consentirci ogni tanto qualche stravizio, con pochi sensi di colpa.
1. Fare più spuntini durante la giornata. E' dimostrato che suddividere i pasti durante le 12 ore permette di tenere sotto controllo i recettori neurologici, responsabili della sensazione di fame e dei crampi allo stomaco.
2. Evitare le diete drastiche. Sono espedienti che fanno perdere molto peso in poco tempo, ma si perde in primis liquido, poi muscolo e solo alla fine il vero e proprio grasso. Sono le regine delle fake news, insomma.
3. Mangiare frutta e verdura. Gli alimenti ricche di fibre e micronutrienti riducono il senso di fame (in particolare quella nervosa) e hanno l'enorme vantaggio di non aumentare i grassi.
4. Dare importanza al sonno. Forse non tutti sanno che, se si riposa poco e male, si creano degli sbilanciamenti ormonali che portano ad un aumento dell'appetito e, a livello muscolare, ad un rallentamento della sintesi proteica.
5. Cercare di rimanere attivi. Mens sana in corpore sano è una massima che non smette mai di essere valida, specie nella nostra società del benessere. Quindi, invece di una maratona subito dopo il pranzo pasquale, qualche passeggiata ogni settimana, a passo sostenuto, darà certamente risultati migliori, senza mettere a rischio la vita.
E poi mangiate bene, sano, vario: siate curiosi, assaggiate, sperimentate e godete - sempre con saggezza - del cibo, uno tra i più necessari e gustosi piaceri della vita. E cercate un rapporto armonioso con la bilancia: se non lavorate come modelli professionisti, non è il caso che vi angustiate troppo per qualche etto in più!
Giulia Caroprese
Diario di viaggio
Broni, 08/01/2024
Valigia appena chiusa, è enorme: sembra che io debba partire per un lunghissimo viaggio. In realtà si tratta solo di qualche giorno, ma con tuta, scarponi e attrezzatura ho occupato tutti gli spazi di quel grande trolley. Da sempre amo sciare, e quando la scuola ha proposto agli studenti di andare in settimana bianca ero entusiasta. Stasera, invece, mi sto facendo prendere da mille dubbi: ho proposto ad una mia compagna di venire con me, ma non ha mai sciato… e se non le piacesse? Sono in quinta superiore, quest’anno c’è la maturità… e se perdessi troppe ore di lezione? In questo periodo sono mentalmente e fisicamente molto stanca, peggiorerò la situazione o sarò più tranquilla al mio ritorno? Forse è meglio che vada a letto, domani è un altro giorno e spero di cambiare idea su tutto.
Bardonecchia, 11/01/2024
Sono felice, sono serena e mi sto godendo a pieno queste giornate. Non sto pensando a nulla, ho messo i pensieri in stand-by e ho ritrovato la pace. La montagna mi fa stare bene, e trascorrere queste giornate in compagnia, con gli sci ai piedi e un paesaggio mozzafiato intorno a me, non ha prezzo. Le nostre giornate, qui a Bardonecchia trascorrono serenamente tra lezioni di sci (per tutti i livelli, alcuni studenti non avevano mai sciato, e vederli sulle piste azzurre già dal secondo giorno riempie tutti di orgoglio!), un buon piatto di polenta concia, una passeggiata tra la neve e una serata in compagnia, sfruttando i vari servizi dell’hotel dove soggiorniamo (spa, piscina, palestra, sala da biliardo, sala da biliardino…). Se penso che tra poco tutto questo finirà e dovrò riprendere in mano la mia quotidianità mi rattristo, però mi porterò sicuramente un bel ricordo di queste giornate.
Broni, 13/01/2024
Stiamo per scendere dal pullman: è finita la vacanza. Guardo i miei compagni, tanti stanno riposando dopo questa frenetica giornata, alcuni ascoltano la musica, altri ridono e scherzano. Penso che tutti stiano provando lo stesso sentimento; siamo felici di aver trascorso queste giornate insieme, con i nostri professori, abbiamo dato tanto e imparato altrettanto. C’è chi ha migliorato la propria tecnica e chi, invece, ha scoperto il mondo dello sci e della montagna. Bardonecchia è un borgo piemontese che offre diversi servizi, ed è pronto ad accogliere studenti ed amanti della montagna. Facendo un resoconto della settimana trascorsa, non posso che essere felice di aver partecipato all’attività proposta dall’Istituto Faravelli, e ci tengo a ringraziare i nostri professori (Longhi, Lugano, Agrifoglio e Martignoni) per la splendida organizzazione e per averci accompagnato in questa bella avventura.
…Indimenticabile!
Matilde Pochintesta, 5^AL
Lo scorso 24 gennaio siamo andati a Milano per scoprire la vita e le opere di due artisti fenomenali, Vincent Van Gogh e Francisco Goya, su cui il Comune di Milano ha allestito due bellisime mostre, una al MUDEC e l'altra al Palazzo Reale. Sono state due esperienze molto interessanti e formative ma la visita ad entrambe è risultata molto stancante; non si mette in dubbio il fatto che le visite alle mostre siano importanti e che siano grandi opportunità per vedere da vicino cose che in altro modo non avremmo visto, ma si pensa che sarebbe stato meglio se i due eventi fossero stati distribuiti e fruiti in un altro modo. E, pur riconoscendo una grande competenza e simpatia nelle nostre guide, avrei voluto che il percorso avesse compreso anche un breve momento di visita personale, per poter guardare alcuni dipinti con più calma. Tutto è stato bello ma molto concitato e così, a fine giornata, io ero davvero stanca e ho notato che sul pullman anche molti ragazzi sembravano stanchi; avremmo dovuto commentare la giornata, scambiarci opinioni e pareri, invece non vedevamo l'ora di arrivare a casa.
Rimangono però negli occhi i colori, le grandi dame guantate e non ( se non guatata il quadro costava di più perchè le mani sono molto difficili da rendere in pittura) di Goya e i meravigliosi fiori di Van Gogh, che ho provato a riportarvi nelle foto che ho scattato e che seguono. Consiglio quindi assolutamente la visita alle due mostre, dovunque verranno allestite in seguito, però magari suddividendole in due giornate, per godersi al meglio ogni artista.
Alessia Puscasu, 4BL
Fisica, materia amata e odiata.
Alcuni degli studenti del Liceo Golgi di Broni, hanno deciso di mettersi alla prova, partecipando alle Olimpiadi della fisica nella fase di Istituto.
I primi cinque classificati sono quindi passati alla fase provinciale, tenutasi a Piacenza, ed hanno affrontato un’ altra giornata immersi nella fisica, impegnandosi moltissimo.
Ho intervistato i cinque interessati, per saperne di più su come hanno vissuto queste giornate.
SEBASTIAN TANOUS (3ASA)
“Le olimpiadi d’istituto, quelle della nostra scuola, sono esperienze per mettersi in gioco, per ripassare anche ciò che si è studiato negli anni passati, incuriosirsi su quelli che saranno gli argomenti che dovremo affrontare nei prossimi anni e per appassionarsi maggiormente alla materia, come fa anche l’ormai tradizionale spettacolo di Fisicamente (tenuto nella nostra scuola dal Professor Diego Stagnitto).
La prova iniziale era un quiz, in cui venivano date delle scelte multiple, nelle quali - a volte- si poteva anche provare a “far tornare” dei risultati, ragionare sui dati forniti per trovare l’ago nei pagliaio, sviluppando così un ragionamento.
Le prove di Piacenza, sono state una bella esperienza, perché ho avuto l’occasione anche di incontrare persone con la mia stessa passione.
Ma principalmente si è tutti insieme sulla stessa barca per affrontare un test che, tolta l’ansia e l’agitazione, risulta comunque divertente e può essere qualcosa di formativo, sia a livello personale che scolastico.
Ci si riesce a rendere conto veramente di cosa sia la fisica perché viene affrontata sotto un aspetto più formale, in cui i problemi non sono sempre gli stessi e si può creare qualcosa di trasversale”.
PIETRO SCHIAVI (4BL)
“Nella fase d’istituto abbiamo trovato dei quesiti più facili perché, avendo le risposte a disposizione, potevamo arrivare al risultato anche tramite un ragionamento e fare dei calcoli più completi.
Nei problemi che abbiamo visto a Piacenza, invece, la cosa è stata più complesso perché bisognava solo fare i calcoli, con un’approssimazione delle 0,1% per tutti i risultati. Le prove chiedevano anche molta conoscenza teorica della materia. Eravamo circa 80 ragazzi in un’aula a svolgere il test; abbiamo avuto a disposizione circa un'ora e venti per i quesiti più un'ora e quaranta per i problemi.
I problemi, spesso, riguardavano argomenti che noi non abbiamo ancora trattato, essendo studenti di quarta, quindi non tutti erano possibili da eseguire.
Noi siamo abbastanza contenti del nostro risultato perché, considerando la difficoltà, siamo abbastanza fiduciosi del risultato finale, che dovrebbe uscire ad aprile.
I problemi valevano molti punti perché riguardavano anche dimostrazioni e cose molto complesse.
Per il resto si è trattato di ore abbastanza impegnative durante la prova, ma ne siamo usciti tutti molto soddisfatti.”
SILVIA BARBIERI (4BL)
“La prima fase era più facile, proprio perché i problemi erano di una difficoltà diversa.
Alle provinciali c’erano due fasi: quella dei quesiti e quella dei problemi .
Tra queste due ho riscontrato una grande differenza perché, mentre i quesiti potevano essere abbordabili, i problemi (che erano quelli che valevano maggiormente) hanno creato più difficoltà, erano particolarmente complessi e non li ritroveremo mai nella nostra vita scolastica.
Per quanto riguarda il punteggio:i quesiti valevano davvero poco, anche puntando solo su quelli, non si sarebbe raggiunto un risultato sufficiente per passare alla fase successiva.
Per noi si è trattato di un’esperienza nuova perché è il primo anno che partecipiamo e la cosa vale soprattutto per me, dato che si è trattata della mia prima volta ad un’ olimpiade della Fisica.
È stata una bella soddisfazione sapere di aver superato la fase d’istituto, perché nessuno, secondo me, può anche solo immaginare di arrivare alle fasi nazionali.
Io ho riscontrato che per ogni domanda della prova bisogna conoscere delle formule, come base per proseguire nel ragionamento”.
PIETRO VASSALLO (4BL)
“Io sono arrivato abbastanza impreparato per quanto riguarda le formule da utilizzare, nonostante questo sono riuscito ad ottenere un punteggio alquanto rispettabile alle fasi d’istituto.
La prova di Piacenza temo che sia andata peggio.
Il prossimo anno spero di recuperare anche sotto l’aspetto della preparazione.
Io sono tornato a casa da Piacenza ed ho deciso di comprare un libro contenente 3000 problemi di fisica risolti, in preparazione per le olimpiadi del prossimo anno”.
CRISTIAN PIERLEONI (4ASA)
“La prima fase d'istituto è andata abbastanza bene, temo però che quella di Piacenza non sia andata nel migliore dei modi, ma sono convinto che il mio risultato non sia così disastroso.
Ci hanno detto che la media dei punti necessari per passare era di 10 su 100.
La giornata è stata molto bella, eravamo moltissimi studenti, ci hanno dato una pausa in cui abbiamo potuto passare il tempo insieme e ci siamo divertiti molto.
Nessuno si era però preparato a tutte queste difficoltà che abbiamo poi effettivamente riscontrato nello sviluppo della prova.
Io avevo provato ad allenarmi con qualche esercizio online, ma comunque ho notato che quelli che mi sono stati sottoposti avevano livelli di difficoltà decisamente differenti”.
RISULTATI PIACENZA
SCHIAVI PIETRO 13
BARBIERI SILVIA 12
TANOUS SEBASTIAN 11
VASSALLO PIETRO 3
PIERLEONI CRISTIAN 1
Sofia Zavattarelli, 5^AL
BADMINTON
Ogni anno il liceo di Broni propone diverse attività sportive, tra le quali c’è il tradizionale torneo di badmninton; la classifica determina poi gli studenti che, dopo essersi scontrati tra loro e contro i ragazzi della scuola Faravelli, rappresenteranno il nostro istituto alle fasi provinciali e regionali.
Per la sezione femminile Allieve (primo, secondo e terzo anno), la vincente del liceo Golgi è Giulia Berganti.
Per le Juniores Rebecca Chiesa
Tra i maschi, hanno rispettivamente spiccato Nicolas Zaliani e Davide Genovese.
Davide ci ha parlato delle sue sfide, dato che per quattro anni di fila (bisogna considerare che per un anno a causa del covid non si è potuto svolgere il torneo) è stato il vincitore della propria categoria.
“Non è mai facile giocare contro le persone che hanno formato con me la squadra che ha rappresentato il Liceo di Broni ai campionati nazionali. Sicuramente si è trattato di partite impegnative”.
“Vincere il torneo è emozionante, bello e molto soddisfacente”.
L’obbiettivo della sezione Juniores maschile e femminile del nostro liceo è proprio quello di conquistare le fasi provinciali, dato che per quest’anno non sono state previste gare di livello superiore.
Le Allieve e gli Allievi hanno ottenuto la vittoria alle gare provinciali, posizionandosi al primo posto.
La squadra erano composte dai primi quattro atleti del nostro istituto : per la squadra femminile Giulia Berganti(3BS), Benedetta Torregiani(3AL), Vittoria Moraghi(3BS) e Elisabetta Carini (2AL). Per quella maschile Tommaso Giovannelli (3B AFM), Edoardo Achilli (1AL), Mattia Saetta Torchio e Nicholas Zaliani (3BS)
NUOTO
Anche questo sport ha portato buone notizie per la nostra scuola.
Si è gareggiato lunedì 26 Febbraio nella piscina di Vigevano per la fase provinciale, il prossimo appuntamento sarà alle regionali a Brescia il 19 di Aprile.
I risultati dei nostri ragazzi sono stati :
STILE
DATURI ALESSANDRO 1^
ACHILLI VIOLA 1^
DELFINO
GALEAZZI GABRIELE 3^
RESULI GIADA 1^
DORSO
ANDREOLI LAURA 3^
ZONCADA LORENZO 2^
STAFFETTA MASCHI SECONDO POSTO
FARFALLA
RESULI GIADA 1^
TENNIS DA TAVOLO
Le soddisfazioni le ritroviamo anche in un altro sport, che ha portato i nostri studenti fino alla fase regionale.
Le fasi provinciali si sono tenute presso la palestra dell’istituto Apolf di Pavia.
Le allieve sono riuscite a battere gli istituti Cardano e Bordoni di Pavia , ottenendo così il titolo di campionesse regionali.
Gli allievi invece concludono con un secondo posto, avendo battuto il Cossa ma perso contro il Cardano.
I componenti delle squadre sono :
ALLIEVI
ZALIANI NICOLAS
SIRONI GIANLUCA
CONTINI GIACOMO
GALIMBERTI ALESSANDRO
ALLIEVE
SCAGNI LINDA
CARINI ELISABETTA
GIORGI FRANCESCA
BERGANTI GIULIA
ASSISTENTE COACH : BALDINI NICOLO’
A tutti i nostri atleti infiniti complimenti e...AD MAIORA!!!
Da alcuni anni è diventata tradizione celebrare, il 14 marzo, la giornata mondiale della matematica. La nostra prof.ssa Patrizia Blitto, già da qualche tempo, ha pensato di cogliere l'occasione per organizzare una “festa” a tema, nel corso della quale i ragazzi delle classi seconde degli istituti secondari di primo grado della nostra zona sono invitati da noi a fare “matematica”, però in modo molto divertente. Quest'anno il tema era “giocare con la matematica”: le classi partecipanti sono state accolte nella nostra palestra, sono state divise in gruppi e hanno visitato i vari laboratori che noi studenti avevamo preparato: la simmetria, gli scacchi, il campo minato (sul piano cartesiano), il tetris e diverse altre cose. Io, ad esempio, ero con il gruppo della torre di Hanoi, un gioco in cui ci sono tre colonne e una torre di dischi disposti in ordine decrescente; lo scopo del gioco è fare in modo di spostare tutta la torre su un’altra colonna con un numero limitato di mosse e senza modificare la disposizione dei dischi . Molti bambini sono riusciti a farlo senza difficoltà finché i dischi sono stati solo quattro ma, quando ne è stato aggiunto un quinto, hanno trovato più difficoltà. Nella prima parte della giornata io sono stata molto occupata, dato che sono venuti a trovarci circa 250 ragazzi, dopo l’intervallo però è arrivato in rinforzo un mio compagno e ho potuto tirare un po' il fiato. Quando le classi delle scuole medie se ne sono andate, noi ragazzi abbiamo festeggiato con i nostri docenti il successo della giornata che, a mio parere, ha rispecchiato benissimo le parole pronunciate da Patrizio Bianchi - ex Ministro dell’istruzione in occasione del Pi Day del 2022:
“Questa giornata è un'occasione in più per fare appassionare le nostre studentesse e i nostri studenti alle discipline scientifiche, in modo originale e divertente, abbattendo stereotipi e false credenze che allontanano, ad esempio, le ragazze dalle carriere STEM. La matematica è lo strumento per intuire, immaginare, progettare, verificare, quantificare fatti e fenomeni della realtà e per allargare la mente."
Al prossimo anno!
Adja Fatou Dia, 2^BSU
Come coltivare l’arte del teatro nel 2024? Una tra le molte iniziative che offre il nostro liceo è proprio il laboratorio di teatro, che è, secondo me, un’iniziativa molto pregevole poiché - oltre ad essere inerente al percorso liceale - è una forma d’arte che può aiutare molte persone sotto diversi punti di vista. Sin dall’antica Grecia il teatro è stato interpretato come uno strumento prezioso per la conoscenze e /o il miglioramento di se stessi e il filosofo Aristotele ha addirittura introdotto il concettoe di catarsi tragica (Etimologicamente dal greco katharsis: purificazione tragica, relativa alla tragedia teatrale) intesa come «mimesi della realtà» (imitazione della realtà) e quindi raffigurazione limitata alla finzione che però ha la funzione, in primo luogo, di sublimazione di alcuni “stati sentimentali” che vorremmo (o non vorremmo) permanessero in noi e dai quali, grazie alla finzione nel teatro, possiamo essere sollevati. Il teatro permette quindi allo spettatore di immergersi in una storia, vivere delle situazioni anche dolorose e nuove emozioni che possono avere una funzione pedagogica, ma che alla fine si risolvono nella finzione e quindi vengono da un lato esorcizzate, pur lasciando comunque un segno e potendo così essere una guida nella vita di coloro che le hanno vissute, anche se per breve tempo.
Detto questo, invito tutti ad andare a vedere il prossimo spettacolo organizzato dal nostro liceo: “Sogno o son desto? Un folletto al liceo” ispirato alla celebre opera di Shakespeare: “Sogno di una notte di mezza estate”, potete vederlo il 25 maggio al teatro Carbonetti oppure il 31 di maggio a Mornico. Senz’altro, anche da un punto di vista esterno come può essere il mio, veder lavorare tutti così volenterosamente e operosamente invita e incuriosisce: così ho deciso di chiedere alcune testimonianze dirette a due tra gli studenti che partecipano da più tempo al teatro: Giulia Casarini e Luca Quadrelli.
La testimonianza di Giulia
•Ciao, come ti chiami e da quanto tempo fai teatro?
Ciao, mi chiamo Giulia Casarini, faccio teatro da cinque anni.
•Quale ruolo ricopri?
Diciamo che in questi cinque anni ho provato un po' tutto ciò che il laboratorio di teatro poteva offrire: per i primi tre anni sono stata scenografa e dall'anno scorso faccio la ballerina.
•Cosa ti ha convinto o cosa ti ha portato a iniziare teatro?
Quando sono arrivata non conoscevo nessuno, perché ho fatto le medie da tutt'altra parte. Quindi pensavo che il laboratorio di teatro sarebbe stata una bella occasione per conoscere belle persone che mi avrebbero accompagnato nei miei cinque anni di superiori (PS non mi sbagliavo!)
•Qual è stato uno dei momenti più belli che hai vissuto partecipando a teatro?
Ce ne sono stati tanti, ma credo che "la decorazione del tavolo" sia uno dei ricordi più cari che ho. Per chi ha fatto scenografia, saprà di cosa sto parlando. All' inizio di ogni anno, ricopriamo il tavolo con nuovi strati di cartone e disegniamo per lasciare una piccola traccia di noi per quelli che verranno dopo.
•Per quello che puoi anticipare, cosa ti piace dello spettacolo su cui state lavorando?
Non si possono fare grandi spoiler, ma credo che rimarrete piacevolmente sorpresi nel vedere l'enfasi che i due personaggi principali hanno quando recitano.
•Come vi preparate per fare uno spettacolo?
Gli ingredienti che servono sono pochi: un'idea in testa, creatività, ma soprattutto tanto sacrificio e impegno. Vi posso assicurare però che il giorno dello spettacolo è uno dei più soddisfacenti dell'anno: un bel grido di incoraggiamento per tutti e si va!
•Cosa può offrire secondo te la partecipazione a questo progetto ad uno studente?
Credo che la partecipazione a questo tipo di progetto sia formativa: aiuta ad organizzare meglio i propri pomeriggi di studio e gli altri impegni. È un'occasione per fare nuove amicizie, mettersi in gioco e superare barriere come la timidezza.
La testimonianza di Luca
•Ciao, come ti chiami e da quanto tempo fai teatro?
Ciao, mi chiamo Luca, sono nel gruppo di teatro ormai da 5 anni.
•Quale ruolo ricopri?
Quest’anno ricopro il ruolo di comparsa a causa dei molti impegni personali che ho, gli anni precedenti ho sempre avuto il ruolo di protagonista.
•Cosa ti ha convinto o cosa ti ha portato a iniziare teatro?
La voglia di sconfiggere la timidezza e il voler dimostrare di saper fare qualcosa che per me sembra difficile.
•Qual è stato uno dei momenti più belli che hai vissuto partecipando a teatro?
Il momento più bello sono 5 minuti prima dell’inizio di ogni spettacolo, dove sento un’insieme di emozioni non definito che mi da la carica per recitare.
•Per quello che puoi anticipare, cosa ti piace dello spettacolo su cui state lavorando?
La fantasia della trama e la bravura degli attori.
•Come vi preparate per fare uno spettacolo?
Studiando bene il copione e allenandoci sulla spontaneità.
•Cosa può offrire secondo te la partecipazione a questo progetto ad uno studente?
Una capacità oratoria e dialettica sicuramente avanzata e la skill di parlare senza emozionarsi di fronte a un grande numero di persone
Ringrazio ancora Giulia e Luca per le loro preziose dichiarazioni e vorrei concludere replicando l’invito ad andare a vedere il prossimo spettacolo organizzato dal nostro liceo: “Sogno o son desto? Un folletto al liceo” ispirato alla celebre opera di Shakespeare: “Sogno di una notte di mezza estate”; ricordo che potete vederlo il 25 maggio al teatro Carbonetti oppure il 31 di maggio a Mornico. Buon divertimento!
Francesco Buttafava, 2^BSU